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06.12.2006 Roma
location: Teatro Tendastrisce
recensione: grazie a fabio



Cosa dire dell’ultima apparizione sul palco romano del Teatro Tendastriscie dei nostri eroi? Sicuramente dal punto di vista emotivo del sottoscritto molte cose…Comincio quindi dall’aspetto tecnico-musicale.

L’acustica del tendone, purtroppo, era quella che era e i suoni risultavano essere alquanto "ovattati" nell’insieme, anche se era possibile discernere i singoli strumenti – su tutti, come al solito, la batteria di Giorgio e "il chitarrone" di Manuel nella sua immancabile e "vissutissima" camicia garibaldina.

Rimane per me il solito "mistero" sulla presenza del simpatico "Cicca", che come sempre "se non suona è uguale" perché non si sente proprio (la dimostrazione si è avuta ampiamente nei momenti in cui Manuel prendeva posto al piano). Il resto della band è affiatatissima: il "nuovo" bassista (per me il sosia del grande Marc Bolan dei mitici T-Rex) fornisce il suo dignitosissimo contributo alla causa, sia dal punto di vista vocale che da quello scenico – soprattutto…- anche se tecnicamente e dal punto di vista interpretativo il buon Viti era "un'altra storia"…

Enrico Gabrielli, ormai nuovo "tuttologo" del gruppo ha arricchito in maniera originale e vincente (apriamo le orecchie e la testa ragazzi…)la maggior parte dei brani – bellissimo l’uso minimalista della tromba-corno su "Musicista contabile" o l’intro di sax su "Quello che non c’è". La band non è sembrata affaticata, nonostante siano quasi alla chiusura del lunghissimo tour.

Ottima l’intesa tra i musicisti: sul palco risultavano tutti tranquilli, concentrati e "professionalmente divertiti" soprattutto il leader che, stranamente, questa volta è sembrato più loquace e comunicativo- a livello verbale!- del solito, anche se alcune sue "uscite" sono apparse un po’ fuori luogo tra il ruffiano e l’autocelebrativo.

Il repertorio sembrava un "greatest hits": apertura con "Elymania", "ossigeno", "sulle labbra", "pelle", "è la fine la più…", "la sottile linea…", "tutto fa un po male", "non si esce vivi…", l’immancabile "dentro marylin", "strategie", "ci sono molti modi", "la gente sta male" (attualissima…) e le emozionantissime "oceano di gomma" e – soprattutto per il sottoscritto- "il mio ruolo" che non ricordavo eseguissero dal tour di "Quello…".Molte altre che ora non menziono per lo spazio. Gran finale con due "classiconi" del "Mecca" di Liverpool: "Live and let die" e "The long and winding road", un po’ improvvisate ma d’effetto. Meno male ci hanno risparmiato "Oh mia bella madunin" come minacciato da Manuel al foltissimo pubblico (per la cronaca tendone stracolmo).

Sensazioni finali: alle volte mi sembrava di assistere al "solito" concerto degli After (ormai ho perso il conto da quel lontano ’96 al mitico Villaggio Globale di "spalla" ai Casino Royale…), soprattutto dal punto di vista scenico-strumentale- ma le emozioni sono state sempre, come al solito, vere, nuove, forti, tanti.

Insomma "solito concertone della madonna" – per dirla alla Manuel…- ma secondo me, nei contesti più piccolini (paesini e piazzette sparse per l’Italia) escono fuori – nello spirito – i "vecchi After".

Insomma i nostri, anche se non ce ne era proprio il bisogno, si sono riconfermati per l’ennesima volta la miglior rock-band attualmente in circolazione, nonostante tanti agguerriti e "giovani" antagonisti.

Alla prossima.

P.S.: una menzione particolare meritano sicuramente le "merchandasing" ufficiali e non: veramente "imbarazzanti" soprattutto la t-shirt felpa rosa tipo ultras palermo…va bè.

Fabio