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Intervista XL.repubblica.it
inserita il 30/04/2008
L’attesa per I milanesi ammazzano il sabato, nuovo album degli Afterhours, è grande. Ma il disco arriverà nei negozi solo il 2 maggio. Intanto, però, per i lettori di XL il gruppo di Manuel Agnelli ha realizzato in esclusiva uno speciale cd (costa 5,90 euro) intitolato Le sessioni ricreative. Sei brani che suonano molto più intriganti d’una semplice anticipazione. Le versioni delle nuove canzoni che trovate qui dentro rappresentano infatti aspetti diversi del lavoro della band milanese. Certo, a orecchie attente potranno essere utili anche per capire i percorsi che hanno portato alle versioni definitive dei brani, ma hanno un valore a sé, come conferma Manuel: «Questo cd è un aspetto di quello che siamo. Certe volte su di noi c’è un punto di vista preconfezionato e da lì si analizza tutto quello che facciamo, in realtà quella chiave di lettura può diventare fuorviante. Gli Afterhours hanno molte facce, e qui si sente chiaramente. L’album a cui stiamo lavorando rappresenta ciò che siamo oggi in modo fedele, ma per noi questo materiale non serve a spiegare quel che sarà, semmai ad ampliarlo, a dare a chi ascolta una visione più ricca di quello che siamo. XL ci dà la possibilità di non restringere tutto all’interno di un canone specifico e consueto (l’album, i video, la promozione) e chi ascolterà il cd potrà capire, attraverso queste versioni dei brani, il percorso e l’evoluzione del nostro lavoro».

Infatti ci sono, per esempio, tre versioni di È solo febbre, brano nato, come spesso accade, per sole chitarra e voce, ma che ha poi avuto una lunga evoluzione, come spiega Manuel: «Il nostro polistrumentista Enrico Gabrielli ha vinto un concorso del conservatorio con una sua composizione di musica contemporanea intitolata Dall’alto a sinistra del leccio e una sera mi ha fatto sentire la registrazione dell’esecuzione live del brano da parte di un’orchestra di trenta elementi diretta da lui stesso. Esecuzione e registrazione costituivano il premio del concorso. Io avevo in mente da tempo di mettere insieme un paio di idee musicali che avevo avuto, con delle partiture d’orchestra di musica contemporanea e il suo brano era perfetto, non abbiamo nemmeno dovuto cambiare chiave, solo tagliarlo nei punti giusti. Quando abbiamo scritto il pezzo avevamo già in mente di fare qualcosa del genere, anche perché il brano si sviluppa su un tempo di 9/8, che non è propriamente un tempo rock e si prestava ad avere questi inserti di orchestrazione. A volte si fanno le cose in modo istintivo e semplice, altre si lavora partendo da concetti teorici, si sceglie, magari giocando solo sull’ipotesi. Tutto però deve portare a un risultato sonoro soddisfacente, altrimenti è solo un esercizio sterile. Quello che è interessante è che mostriamo la genesi del pezzo attraverso tre versioni: quella per orchestra di Enrico (col suo titolo originario), quella chitarra-voce e orchestra e quella finale, ma con un mastering diverso rispetto all’album. È una sequenza di idee che hanno portato alla realizzazione del pezzo, dove non necessariamente la versione definitiva è meglio delle altre, per questo ci piace farle ascoltare tutte, cosa impossibile da fare nell’album. I Milanesi ammazzano il sabato è stata ispirata dal titolo di un romanzo di Giorgio Scerbanenco da noi leggermente alterato mettendo il al posto di al. E qui finiscono le relazioni col libro; il noir e l’horror di cui parliamo noi sono quelli del quotidiano, della normalità, delle nostre vite nelle piccole cose di ogni giorno. È una canzone quasi cantautorale e la versione in questo caso è molto vicina a quella che poi finirà sull’album. Pochi istanti nella lavatrice costituisce un’altra faccia degli After di oggi; un pezzo piuttosto stravagante, nato in parte da un equivoco per il quale tre di noi lo suonavano con un tempo e tre con un altro leggermente diverso, sfasato di una battuta. Quando ce ne siamo resi conto abbiamo pensato di utilizzare questo errore consapevolmente. Io credo che trarre profitto dai nostri limiti sia una cosa intelligente da fare e anche divertente. Qui siamo sul rock’n’roll con ispirazioni che possono andare dagli Who a Captain Beefheart. Ci sono i fiati che hanno un ruolo molto aggressivo, complementare alle chitarre e anche qui c’è l’immagine del quotidiano, declinata in modo un po’ grottesco anche attraverso gli oggetti. Tema: la mia città è qui in una versione “demo” molto scarna, chitarre e voce. Anche la città fa parte del quotidiano, noi parliamo di Milano perché è la nostra, ma potrebbe essere Firenze, Roma o qualsiasi altra».

E certamente in frasi come “la mia città ci insegna a vivere da pipistrelli chiusi in scatole” ci si può riconoscere ogni essere urbano».

Di tutto il resto della storia, e dell’album, e dei suoi tanti ospiti di peso, parleremo diffusamente sul prossimo numero.

grazie a roberta(casasonica)