03.03.2006 Firenze
location: Saschall
recensione: grazie a marlene
Gli Afterhours sono attesi, con curiosità e una certa trepidazione, alla prova del concerto fiorentino, prima volta all’ottimo Sachall anziché alla solita Flog e prima data dopo la sosta che ha seguito la tribolata apertura in terra italica del tour di Ballads for little hyenas.La data non è esaurita in prevendita ma il locale per l’ora d’inizio è stracolmo di gente del più svariato tipo, dagli imberbi adolescenti ai signori attempati, cosicché chi proprio adolescente non è più da un pezzo si sente un po’ meno solo (:D).Parte l’intro e il boato, che accompagna l’entrata in scena del nuovo sestetto, si fa fragoroso quando il gruppo attacca La sinfonia dei topi, brano che mancava in scaletta dai tour che hanno preceduto Quello che non c’è, subito seguita dal primo pezzo in inglese , White widow.La risposta della folla pare buona e il cantante, all’inizio visibilmente contratto, con tanto di vistosa fasciatura alla mano destra, sembra distendersi, rilassarsi e si lascia andare a qualche sorriso, salutando gli astanti a bicchiere levato. Il concerto si srotola veloce e tirato.Sul palco, la band, che denuncia qualche piccola incertezza dovuta probabilmente al rodaggio ancora in corso , aggredisce le canzoni con decisione, sotto, la gente salta con Non si esce vivi dagli anni ’80 e Male di miele, sostiene e applaude Agnelli quando canna la seconda strofa di Voglio una pelle splendida, la lascia a mezzo e la riprende ridacchiando, e segue con partecipazione le canzoni di Ballads, fugando i timori di chi temeva un concerto-contestazione.Arriva, per la verità, anche la contestazione, su There’s many ways o, forse, meglio dire che è su questo pezzo che si fa sentire tanto da essere chiaramente percepibile anche dalle posizioni avanzate che occupiamo; da dietro qualche ragazza lancia a tutta voce un disperato NOOOO, con seguito di maledizioni e inviti a visitare luoghi poco ospitali…mi sembra anche d’intuire che altrove si alzi un cantato in italiano...l’intuisco soltanto, perché sto cercando di ascoltare Manuel che sul palco, una mano aggrappata al microfono e l’altra sul bicchiere, si concentra per tirare fuori la voce e sovrastare l’idiozia col solo fiato.D’altra parte, già nella prima parte del concerto aveva commentato a modo suo i recenti accadimenti dedicando una sentita Sui giovani d’oggi ci scatarro su a “quelli che vengono a vedere i concerti del tour per il disco in inglese per sentire le canzoni in italiano”.Un’inedita 1.9.96 con intro in inglese e una spiazzante, ghignata, Ritorno a casa, dal testo leggermente variato, ci accompagnano verso la fine della prima parte del set, chiuso dai graditissimi ripescaggi di Germi e Cose semplici e banali.Al rientro, il solo Agnelli accompagnato da Gabrielli eseguire Icebox, da During Christine’s sleep (primo Lp della band, 1990) e il concerto si chiude con Andrea’s Birthday, ultimo pezzo del secondo bis, in un clima festoso con tanto di dedica finale a coloro che hanno saputo rispettare i gruppo e la sua musica, ascoltando con rispetto “anche le 6 canzoni 6 in inglese”.Il set risulta compresso ma soddisfacente; l’inserimento del polistrumentista Gabrielli non è invasivo come si poteva temere…Male di miele non è stata trasformata in un inno bucolico alla Breathless e canzoni già belle di loro , vedi Quello che non c’è, ne escono arricchite. La gran parte dei pezzi di Ballate nel passaggio all’inglese e, soprattutto, nella grintosa esecuzione live, non perdono d’efficacia e se effettivamente un brano come Ci sono moto modi si fa preferire in italiano altri, su tutti The ending is the greater, trovano la giusta dimensione proprio nella lingua inglese.Infine, gettando uno sguardo alla scaletta e riflettendo sulle parole di Manuel, secondo le quali è un piacere tornare ad eseguire canzoni a cui il corso degli eventi ha conferito nuovo vigore, viene spontaneo domandarsi se l’apertura con la Sinfonia dei topi non possa e non debba essere considerata una precisa dichiarazione d’intenti (…e finirla di sentire/che mi sto prostituendo/perchè faccio ciò che voglio/e mi fa sentire meglio/E non ho Volontà d un percorso importante/Dentro il niente), un manifesto programmatico che rivendica il diritto a scegliere e a cambiare, pure contro tutti e provocatoriamente perchè si sa, ce lo ripetono da anni:“ La sicurezza ha/un ventre tenero /ma è un demonio steso fra di noi /ti manca e quindi puoi non crederlo /ma io non mi sentivolibero.”