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Adil ci invia l'intervista da lui realizzata in occasione del concerto del Primo Maggio 2003
Manuel Agnelli, figura di spicco della scena rock italiana, è un uomo impegnato su molti versanti. Ha prodotto alcune delle migliori cose ascoltate in Italia negli ultimi anni: dal debutto di Cristina Donà al secondo acclamato disco dei Verdena. Ha inoltre pubblicato con Mondatori “Il meraviglioso tubetto” (2000) ed ha allestito un reading itinerante (Gli Agnelli Clementi) assieme ad Emidio Clementi dei Massimo Volume. Il 5 aprile del 2002 gli Afterhours hanno dato alle stampe Quello Che Non C’è, il loro quarto disco in italiano, escludendo il doppio live Siam Tre Piccoli Porcellin del 2001. Dopo avere eseguito alcuni brani del nuovo disco per la vasta platea del Primo Maggio (oltre mezzo milione di spettatori) Manuel si presenta nell’area “hospitality”, allestita dietro il palco, per rispondere ad alcune domande.
Adil: Puoi darci qualche anticipazione sull’edizione 2003 del Tora! Tora! Festival?

Volentieri. Sono già fissate nove date un po’ per tutta Italia, da giugno a settembre. Cominceremo il 6 e 7 giugno a Nizza Monferrato in provincia di Asti, con una due giorni che sarà il villaggio del festival e andremo poi avanti fino a settembre, con la speranza che le date possano diventare dieci.
Adil: Ci saranno gruppi nuovi, rispetto alla edizione precedente?

Ci saranno molte novità: dai Tiromancino ad Elisa. Mentre i Marlene Kuntz e gli Africa Unite, che l’anno scorso erano rimasti fermi, saranno presenti quest’anno insieme a molti altri gruppi “sotto”, che finora non hanno avuto la visibilità che meritano. Saranno più di cinquanta gruppi in tutto; questa volta ci sarà molto spazio anche per gruppi che non hanno un grande seguito di pubblico.
Adil: Sei sempre orientato a dedicare parte del tuo tempo alla produzione di altri artisti (come hai già fatto in passato con Scisma, Verdena e Cristina Donà), oppure pensi di dedicarti soltanto alla tua di musica?

No, ho intenzione di dedicarmi soprattutto alla mia musica: i prodotti che ho realizzato mi hanno galvanizzato, ma io non faccio il produttore di mestiere. Lo faccio per collaborare con altri artisti, per imparare anche da loro e offrendo loro qualcosa, a mia volta. Si tratta di uno scambio. E in ogni caso lo faccio solo se c’è materia che mi emoziona anche se, sinceramente, non ne vedo molta in giro.
Cosa rispondi a chi vede ormai nel concerto del Primo Maggio l’ennesima kermesse musicale?


Mah! Per me non è necessario avere la tessera di un partito per avere un’opinione: qualsiasi punto di vista sulla realtà che ci circonda si può esprimere anche in modo decisamente “leggero”, anche venendo qui soltanto per sentire della musica o per farla senza proclami. Credo che le cose in cui crediamo devono essere comunque dette e fatte, anche non senza retorica e in modo leggero, perché quando sono importanti la retorica passa in secondo piano.
C’è qualche artista, internazionale o nazionale, che avresti voluto vedere quì quest’oggi?


No, penso che questo sia il migliore dei cast possibili.
In un intervista rilasciata ad una nota rivista musicale hai detto che i dischi di alcuni gruppi che hanno suonato all’ultima edizione del Tora! Tora! Festival li avresti volentieri usati come sottobicchieri… Puoi dirci i nomi dei fortunati?

No, no di certo! Il Tora! Tora! è un festival che serve a unire: per anni ho vissuto nell’underground una situazione che era completamente frammentata. Credo invece che sia importante sentirsi complici in tutto quello che si fa insieme e quindi non ti farò i nomi dei gruppi che ho meno apprezzato; non è certo questo lo scopo del festival.
Qual è l’ultimo libro che hai letto?

“Una solitudine troppo rumorosa” di Bohumil Hrabal, uno scrittore praghese morto da pochi anni. E adesso che ci penso, ho anche riletto “Le memorie di Adriano” della Yourcenar.
Durante questo tour avete un disco o un gruppo che vi capita di ascoltare spesso?

Stiamo tornando ad ascoltare roba molto vecchia e molto dura. Gli Stooges ultimamente sono un po’ la nostra colonna sonora; ci divertiamo a suonarli anche nei sound-check… roba da ragazzini, insomma. Siamo diventati dei vecchi malinconici.